Il Blancpain Fifty Fathoms è stato uno dei pionieri tra gli orologi subacquei moderni, nato a metà degli anni Cinquanta e subito adottato da reparti d’élite specializzati nelle immersioni. Questo segnatempo ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo delle immersioni in apnea, guadagnandosi un posto nella storia. Per anni, nella sua versione contemporanea, il Fifty Fathoms si è distinto per la cassa da 45 mm — una misura importante, affiancata solo da rare edizioni limitate che riprendevano il più compatto formato originale da 41 mm, lanciato nel 1953. Personalmente, da appassionato di orologi di dimensioni più contenute, ho sempre sperato che Blancpain accogliesse le richieste di molti collezionisti come me, inserendo stabilmente una versione più piccola nella gamma principale. Il brand, però, ha continuato a indicare il Bathyscaphe come l’alternativa più adatta per chi cercava un diametro ridotto. Poi è arrivato il 2023: finalmente un Fifty Fathoms da 42 mm (qui per leggere la recensione) è entrato in produzione standard — ma solo in titanio e oro rosso. Oggi, invece, arriva la vera svolta: per la prima volta, il Fifty Fathoms Automatique da 42 mm è disponibile anche in acciaio inossidabile, e non si tratta di un’edizione limitata.
Rispetto alle versioni 2024 in titanio satinato e oro rosso, la nuova referenza in acciaio del Fifty Fathoms da 42,3 mm di diametro per 14,3 mm di spessore e un lug to lug di 47mm si distingue per una cassa completamente lucida. Lo so, per molti una finitura a specchio può sembrare poco sportiva, quasi in contrasto con l’anima di un diver, ma personalmente trovo che i giochi di luce che crea al polso siano affascinanti, specialmente sotto il sole.
L’impermeabilità arriva fino a 300 metri, con una corona a vite ben protetta da solide spallette. La lunetta, un omaggio all’estetica del primo Fifty Fathoms con la tipica losanga luminosa a ore 12, è unidirezionale, bombata e dentellata, con inserto in ceramica nera lucida e indici in Liquidmetal: una combinazione che fonde passato e presente in maniera magistrale.
Da appassionato di diver — e di questa collezione in particolare — non posso che accogliere con entusiasmo questo nuovo ingresso. E, se qualcuno si sta avvicinando ora a questo mondo, vale la pena ricordare che i primi Fifty Fathoms non erano semplici orologi, ma strumenti pensati per i professionisti delle profondità. Tra le innovazioni introdotte c’erano una lunetta girevole bloccabile che richiedeva una pressione verso il basso per essere ruotata, una doppia guarnizione O-ring per la corona, doppio fondello, movimento automatico per ridurre l’usura della corona a vite, quadrante nero con indici e sfere al radio, una cassa interna in ferro per schermare il movimento dai campi magnetici e un’impermeabilità di 91,44 metri, ovvero 50 fathoms. Un’autentica rivoluzione per l’epoca.
Un dettaglio che distingue chiaramente questi modelli da quelli più imponenti da 45 mm è il quadrante piatto con finitura soleil, spazzolato a raggiera. Personalmente, adoro come la luce giochi su questa superficie, creando riflessi dinamici che valorizzano l’intero design. I numeri arabi applicati alle ore 12, 3, 6 e 9, insieme agli indici a forma di triangolo e alle lancette, sono generosamente trattati con Super-LumiNova, garantendo un’eccellente leggibilità anche al buio. La data è discretamente posizionata alle 4:30, con uno sfondo nero che si integra perfettamente con il colore del quadrante, rendendola visibile ma mai invasiva.
Anche se per ora è disponibile in una sola variante cromatica, il nuovo Blancpain Fifty Fathoms 42 mm in acciaio offre una bella varietà in termini di cinturini: si può scegliere tra un NATO, una robusta tela da vela, un caucciù stile Tropic oppure il classico bracciale in acciaio coordinato con la cassa.
Ovviamente, il prezzo cambia in base alla configurazione scelta, ma resta comunque più accessibile rispetto alle versioni in titanio o oro rosso.
Il cuore pulsante di questo segnatempo è il calibro di manifattura 1315, un movimento automatico ad alte prestazioni che offre una riserva di carica davvero impressionante: ben 120 ore, grazie a tre bariletti montati in serie. Il rotore, in oro massiccio con trattamento NAC, ora arricchito da tocchi dorati, è un dettaglio che cattura subito l’attenzione guardando il fondello. Il movimento batte a 4 Hz, è dotato di spirale in silicio antimagnetica e include anche la funzione di stop dei secondi, per una regolazione dell’ora precisa al secondo. Un vero gioiello di tecnica.
Il prezzo per la versione in acciaio (Ref. 5010 1130 71S) è di 19,850 euro. In alternativa, è possibile optare per il cinturino in tela vela con fibbia déployante oppure per la versione in caucciù, sempre con chiusura déployante. In entrambi i casi, il prezzo è di 18.550 euro. Se invece si preferisce il più essenziale cinturino NATO con fibbia ad ardiglione, il costo scende a 17.100 euro.
Senza grandi clamori mediatici, questa novità rappresenta una svolta importante per la collezione. Chi, come me, ha sempre desiderato un Fifty Fathoms in acciaio con dimensioni più contenute finalmente ha la propria risposta. Non solo risponde a una richiesta concreta da parte degli appassionati, ma entra in competizione diretta con mostri sacri come il Submariner o il Seamaster 300 — sebbene qui ci si muova su fasce di prezzo più alte.
Personalmente, preferisco la sensazione dell’acciaio al polso rispetto alla leggerezza estrema del titanio, e apprezzo molto le superfici lucidate che donano al nuovo Automatique 42 mm una raffinatezza in più, senza snaturarne il carattere sportivo. Onestamente, mi riesce difficile pensare che un appassionato non possa essere soddisfatto da questo debutto.
Apprezzo e leggo da sempre questi interessanti articoli di Carmine Di Donato. Da umile 66enne appassionato di orologi non posso che trarne insegnamento. In riferimento all’eccellente recensione del Blancpain Fifty Fathoms 42mm in acciaio, mi permetto di segnalare che: “La data è discretamente posizionata alle 4:30”, a mio avviso si tratta di un piccolo refuso perché il datario è visibilmente posto tra le 4:20/4:25. Di certo, credo, in fase di stesura dell’articolo non è sicuramente facile indicarne la posizione. Chiedo scusa per la mia pignoleria!!! Cordialmente.
Buongiorno Stefano,
la ringrazio di cuore per le sue parole e per la fedeltà con cui segue i miei articoli — è sempre un piacere sapere di poter condividere questa passione con lettori così attenti.
Sul dettaglio del datario: sì, effettivamente siamo lì, tra le 4:20 e le 4:30, e riconosco che a volte, nella stesura, si opta per una semplificazione grafica per non appesantire la lettura.
La sua osservazione è più che lecita, e apprezzo il tono con cui l’ha posta: la pignoleria, quando nasce dalla passione genuina, è sempre ben accetta in questo spazio!
Un caro saluto e alla prossima lettura,
Carmine Di Donato