Con l’avvento degli smartwatch da polso, scegliere tra un orologio tecnologico e un classico intramontabile è diventata un’impresa. Ecco perché non si dovrebbe mettere a confronto un wearable con un orologio da polso tradizionale.
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Perché le esigenze sono diverse
“Siamo secondi solo a Rolex, per fatturato, nell’orologeria!”
Il messaggio di Tim Cook alla presentazione dell’Apple Watch era chiaro: il saluto cordiale all’orologeria svizzera. Nei fatti, si è trattata di una mossa non molto elegante. L’Apple Watch è un concentrato di tecnologia da polso. In un touch, si può misurare di tutto e collegare tutte queste informazioni al proprio iPhone. Peccato, però, che il target di riferimento non fosse solo di appassionati di tecnologia.
Chi ama l’orologeria da polso, cerca design, eleganza, qualità , durata e quel tic-tac che si basa sul battito cardiaco, ma per via del meccanismo interno che non ha bisogno di elettronica. In realtà , Apple ha venduto “solo” 10 milioni di pezzi, un po’ pochi rispetto ai suoi soliti risultati: un flop per chi è amante della tecnologia della Mela morsicata.
Alcune persone comprano prodotti Apple quali “per devozione”, per questo i dati non sono entusiasmanti. La multinazionale non è nemmeno la prima nei braccialetti: ha la sua nicchia, ma deve affrontare la concorrenza di Fitbit e Xiaomi, più avanti in classifica secondo gli analisti statunitensi. Per il momento, il mercato degli smartwatch “pecca” di contorni precisi e ogni prodotto sembra uguale agli altri, soprattutto se si dà un’occhiata al mondo Android.
Lo smartwatch ha tutto quello che serve per chi ama la tecnologia e lo sport. Il mondo dell’orologeria svizzera, però, offre qualcosa di diverso, come amava dire Steve Jobs.
Perché anche le grandi firme stanno pensando al wearable
I marchi storici dell’orologeria svizzera hanno colto il successo dei numeri di Apple. Seppur più conveniente del Rolex, l’Apple Watch ha venduto 10, 100 volte di più rispetto a un orologio da polso tradizionale. In compenso, i grandi brand dell’orologeria di lusso hanno visto nello smartwatch un’occasione da non perdere.
D’altra parte, molti di loro hanno fatto dell’innovazione con brevetto una garanzia per almeno un secolo. Jean-Claude Biver, responsabile del Gruppo LVMH, è partito di slancio con il marchio sportivo TAG Heuer, che ha ottenuto un ottimo riscontro di mercato. Arrivato anche a dar man forte il Connected Modular 45: è stato presentato già come il futuro dell’orologeria da polso del marchio. Per spiegare la differenza con Apple, il responsabile di LVMH ha dichiarato:
Prendo a esempio Time Square a NY. Piena di insegne. Ora c’è una nuova insegna, non più in Time Square. Al polso. Questo è uno schermo e per giunta non devi andare in Times Square. Questo lo hai al polso ogni giorno. Silicon Valley vuole diventare proprietaria dello schermo che hai al polso. Non gli interessano gli orologi, vogliono gli schermi.
Biver completa anche con un esempio: “Se io sono partner di Ferrari dico, ehi Ferrari questo è il mio schermo, lo possiedo, perché vendo 12 milioni di orologi all’anno. E ogni anno ho 12 milioni di schermi in più. E siete fortunati: vi chiedo solo 10 centesimi per ogni cliente cui offriamo un’app Ferrari gratuita. Questo è il futuro. Perché per un brand avere uno schermo al polso porta molto più profitto che averne uno nei maggiori luoghi di passaggio. Il polso è il billboard del futuro. Il prossimo ‘place to be’ per controllare il proprio cliente”.
Smartwatch VS Lancette: questioni di gusti
Al momento, la scelta dipende solo dai propri gusti e si fa su piani diversi. Un orologio da polso ha delle caratteristiche “diverse” da uno smartwatch. Per questo, si possono scegliere anche entrambi!